Il brutto anatroccolo

Teatro Kismet

Il brutto anatroccolo

Cooperativa Teatrale Centro R.A.T./Teatro dell’Acquario
LUNEDì 23 ORE 9.30 E MARTEDì 24 GENNAIO 2017 ORE 9.30 E 11.00


NB I contenuti di questa pagina compongono la scheda didattica
che è possibile richiedere a scuole@teatridibari.it


Lo spettacolo

Il Brutto Anatroccolo

(Viaggio musicale per ombre e pupazzi)
di Hans Christian Andersen

Lo spettacolo teatrale “Il brutto anatroccolo” mette in scena la famosissima favola di Andersen, rispecchiandone la struttura del racconto, ma mettendo particolarmente in evidenza i problemi che ogni individuo incontra nel difficile percorso alla ricerca della propria identità e nell’affermazione di sé stesso.
Nell’allestimento si mette in risalto il processo dell’accettazione di sé, non solo come un fatto personale. Si pone anche l’accento sull’inadeguatezza della società di fronte tutto ciò che è “diverso”.
Gli animali da cortile disprezzano tutto ciò che non conoscono, hanno una visione ristretta della vita, mediocre e circoscritta alle loro piccole miserie “umane”, mentre gli uccelli migratori sanno volare alto e conoscono il mondo, altre lingue ed altri climi, per questo sono aperti e tolleranti. Imparare ad accettare il diverso, in una società che è sempre più multietnica e multiculturale, è una necessità che coinvolge l’individuo prima di tutto.
Con le tecniche del teatro di figura e delle ombre ci si immerge in una atmosfera onirica, coadiuvata da musiche e canti originali.

Con: Graziella Spadafora e Meruska Staropoli
Musiche originali: Giuseppe Gimelli e Serena Ciofi
Luci e audio: Eros Leale e Giuseppe Canonaco
Adattamento e regia: Dora Ricca
Età consigliata: 4-11 anni


La compagnia

La Cooperativa Teatrale Centro R.A.T./Teatro dell’Acquario nasce a Cosenza nel 1976. Da più di 30 anni la sua attività si sviluppa attraverso tre direzioni autonome e complementari: la produzione teatrale, la programmazione di spazi ed eventi teatrali e la formazione (ideazione, promozione e gestione del C.I.F.A. Centro Internazionale Formazione delle Arti).

Il Centro R.A.T. ha prodotto fino ad oggi circa ottanta spettacoli rappresentandoli nei teatri italiani ed internazionali. Premi e riconoscimenti per la qualità degli spettacoli proposti sono stati numerosi e prestigiosi. Polonia, Armenia, Danimarca, Inghilterra, Svezia, Stati Uniti, Malesia, Svizzera, Tunisia e soprattutto centinaia di piazze italiane hanno apprezzato il nostro lavoro e hanno consentito, evidentemente, una longevità artistica che per la Calabria è una piacevole eccezione. Per programmare le stagioni teatrali, nel 1981 il Centro ha ricavato da un capannone il Teatro dell’Acquario, poi interamente ristrutturato secondo la normativa in materia di sicurezza, nel 1984.
Ha ospitato compagnie e attori che hanno fatto la storia del Teatro italiano ed internazionale: Dario Fo, Franca Rame, Odin Teatret, Living Theatre, Paola Borboni, Paolo Rossi, Teatro Nero di Praga, Leo De Berardinis, Pippo Delbono, Antonio Neiwiller, Mimmo Cuticchio, Toni Servillo, Alessandro Bergonzoni, Renato Carpentieri, Sandro Lombardi, David Riondino, Giorgio Barberio Corsetti e altre centinaia di compagnie che, in questi trent’anni, hanno mostrato il loro straordinario Teatro a Cosenza. Nel 1999, stipula una convenzione con il Comune di Cosenza, per ristrutturare ed inaugurare il C.I.F.A. (Centro internazionale di Formazione delle Arti), una Scuola di Teatro e di Arti sceniche sita nel Centro storico di Cosenza, nel bellissimo chiostro delle Vergini risalente al 1400.

Corsi, stage e workshop di grandi maestri del teatro contemporaneo hanno illuminato le aule della Scuola: Judith Malina e Hanon Reznikov (Living Theatre – New York); Eugenio Barba, Julia Varley, Franz Winter, Augusto Omolù, Roberta Carreri, Iben Nagel Rassmussen (Odin Teatret – Danimarca), Pippo Delbono, il drammaturgo Aldo Nicolaj, il Prof. Pedrac Matvejevic, Mimmo Cuticchio, Vincenzo Pirrotta, ecc.

http://www.teatrodellacquario.it/


Prima della visione: spunti

A. LA STORIA ORIGINALE

Il brutto anatroccolo
(Den grimme ælling – Hans Christian Andersen, 1843)

L’estate era iniziata; i campi agitavano le loro spighe dorate, mentre il fieno tagliato profumava la campagna. In un luogo appartato, nascosta da fitti cespugli vicini ad un laghetto, mamma anatra aveva iniziato la nuova cova. Siccome riceveva pochissime visite, il tempo le passava molto lentamente ed era impaziente di vedere uscire dal guscio la propria prole… finalmente, uno dopo l’altro, i gusci scricchiolarono e lasciarono uscire alcuni adorabili anatroccoli gialli.

– Pip! Pip! Pip! Esclamarono i nuovi nati, il mondo è grande ed è bello vivere!
– Il mondo non finisce qui, li ammonì mamma anatra, si estende ben oltre il laghetto, fino al villaggio vicino, ma io non ci sono mai andata. Ci siete tutti? – Domandò.

Mentre si avvicinava, notò che l’uovo più grande non si era ancora schiuso e se ne meravigliò. Si mise allora a covarlo nuovamente con aria contrariata.

– Buongiorno! Come va? – Le domandò una vecchia anatra un po’ curiosa che era venuta in quel momento a farle visita.
– Il guscio di questo grosso uovo non vuole aprirsi, guarda invece gli altri piccoli, non trovi che siano meravigliosi?
– Mostrami un po’ quest’uovo. – Disse la vecchia anatra per tutta risposta. – Ah! Caspita! Si direbbe un uovo di tacchina! Ho avuto anche io, tempo fa, Questa sorpresa: Quello che avevo scambiato per un anatroccolo era in realtà un tacchino e per questo non voleva mai entrare in acqua. Quest’uovo è certamente un uovo di tacchino. Abbandonalo ed insegna piuttosto a nuotare agli altri anatroccoli!
– Oh! Un giorno di più che vuoi che mi importi! Posso ancora covare per un po’. – Rispose l’anatra ben decisa.
– Tu sei la più testarda che io conosca! – Borbottò allora la vecchia anatra allontanandosi.

Finalmente il grosso uovo si aprì e lascio uscire un grande anatroccolo brutto e tutto grigio.

– Sarà un tacchino! – Si preoccupò l’anatra. – Bah! Lo saprò domani!
Il giorno seguente, infatti, l’anatra portò la sua piccola famiglia ad un vicino ruscello e saltò nell’acqua: gli anatroccoli la seguirono tutti, compreso quello brutto e grigio.
– Mi sento già più sollevata, – sospirò l’anatra, – almeno non è un tacchino! Ora, venite piccini, vi presenterò ai vostri cugini.
La piccola comitiva camminò faticosamente fino al laghetto e gli anatroccoli salutarono le altre anatre.
– Oh! Guardate, i nuovi venuti! Come se non fossimo già numerosi! … e questo anatroccolo grigio non lo vogliamo! – Disse una grossa anatra, morsicando il poverino sul collo.
– Non fategli male! – Gridò la mamma anatra furiosa
– E’ così grande e brutto che viene voglia di maltrattarlo! – Aggiunse la grossa anitra con tono beffardo.
– E’ un vero peccato che sia così sgraziato, gli altri sono tutti adorabili, – rincarò la vecchia anitra che era andata a vedere la covata.
– non sarà bello adesso, può darsi però che, crescendo, cambi; e poi ha un buon carattere e nuota meglio dei suoi fratelli, – assicurò mamma anatra, – la bellezza, per un maschio, non ha importanza, – concluse, e lo accarezzò con il becco – andate, piccoli miei, divertitevi e nuotate bene!

Tuttavia, l’anatroccolo, da quel giorno fu schernito da tutti gli animali del cortile: le galline e le anatre lo urtavano, mentre il tacchino, gonfiando le sue piume, lo impauriva. Nei giorni che seguirono, le cose si aggravarono: il fattore lo prese a calci e i suoi fratelli non perdevano occasione per deriderlo e maltrattarlo. Il piccolo anatroccolo era molto infelice. Un giorno, stanco della situazione, scappò da sotto la siepe. Gli uccelli, vedendolo, si rifugiarono nei cespugli. “sono così brutto che faccio paura!” pensò l’anatroccolo. Continuò il suo cammino e si rifugiò, esausto, in una palude abitata da anatre selvatiche che accettarono di lasciargli un posticino fra le canne. Verso sera, arrivarono due oche selvatiche che maltrattarono il povero anatroccolo già così sfortunato. Improvvisamente, risuonarono alcuni spari… le due oche caddero morte nell’acqua! I cacciatori, posti intorno alla palude, continuarono a sparare. Poi i lori cani solcarono i giunchi e le canne. Al calar della notte, il rumore cessò. Il brutto anatroccolo ne approfittò per scappare il più velocemente possibile. Attraversò campi e prati, mentre infuriava una violenta tempesta. Dopo qualche ora di marcia, arrivò ad una catapecchia la cui porta era socchiusa. L’anatroccolo si infilò dentro: era la dimora di una vecchia donna che viveva con un gatto ed una gallina. Alla vista dell’anatroccolo, il micio cominciò a miagolare e la gallina cominciò a chiocciare, tanto che la vecchietta, che aveva la vista scarsa, esclamò:

– Oh, una magnifica anatra! Che bellezza, avrò anche le uova… purché non sia un’ anatra maschio! Beh, lo vedremo, aspettiamo un po’!

La vecchia attese tre lunghe settimane… ma le uova non arrivarono e cominciò a domandarsi se fosse davvero un’anatra! Un giorno, il micio e la gallina, che dettavano legge nella stamberga, interrogarono l’anatroccolo:

– Sai deporre le uova? – domandò la gallina;
– No… – rispose l’anatroccolo un po’ stupito.
– Sai fare la ruota? – domandò il gatto;
– No, non ho mai imparato a farla! – rispose l’anatroccolo sempre più meravigliato.
– Allora vai a sederti in un angolo e non muoverti più! – gli intimarono i due animali con cattiveria.

Improvvisamente, un raggio di sole e un alito di brezza entrarono dalla porta. L’anatroccolo ebbe subito una grande voglia di nuotare e scappò lontano da quegli animali stupiti e cattivi. L’autunno era alle porte, le foglie diventarono rosse poi caddero. Una sera, l’anatroccolo vide alcuni bellissimi uccelli bianco dal lungo collo che volavano verso i paesi caldi. Li guardò a lungo girando come una trottola nell’acqua del ruscello per vederli meglio: erano cigni! Come li invidiava! L’inverno arrivò freddo e pungente; l’anatroccolo faceva ogni giorno un po’ di esercizi nel ruscello per riscaldarsi. Una sera dovette agitare molto forte le sue piccole zampe perché l’acqua intorno a lui non gelasse: ma il ghiaccio lo accerchiava di minuto in minuto… finché, esausto e ghiacciato, svenne. Il giorno seguente, un contadino lo trovò quasi senza vita; ruppe il ghiaccio che lo circondava e lo portò ai suoi ragazzi che lo circondarono per giocare con lui. Ahimè, il poveretto ebbe una gran paura e si gettò prima dentro un bidone di latte e poi una cassa della farina. Finalmente riuscì ad uscire e prese il volo inseguito dalla moglie del contadino. Ancora una volta il brutto anatroccolo scappò ben lontano per rifugiarsi, esausto, in un buco nella neve. L’inverno fu lungo e le sue sofferenze molto grandi… ma un giorno le allodole cominciarono a cantare e il sole riscaldò la terra: la primavera era finalmente arrivata! L’anatroccolo si accorse che le sue ali battevano con molto più vigore e che erano anche molto robuste per trasportarlo sempre più lontano. Partì dunque per cercare nuovi luoghi e si posò in un prato fiorito. Un salice maestoso bagnava i suoi rami nell’acqua di uno stagno dove tre cigni facevano evoluzioni graziose. Conosceva bene quei meravigliosi uccelli! L’anatroccolo si lanciò disperato verso di loro gridando:

– Ammazzatemi, non sono degno di voi!

Improvvisamente si accorse del suo riflesso sull’acqua: che sorpresa! Che felicità! Non osava crederci: non era più un anatroccolo grigio… era diventato un cigno: come loro!! I tre cigni si avvicinarono e lo accarezzarono con il becco dandogli così il benvenuto, mentre alcuni ragazzi attorno allo stagno declamavano a gran voce la sua bellezza e la sua eleganza. Mise la testa sotto le ali, quasi vergognoso di tanti complimenti e tana fortuna: lui che era stato per tanto tempo un brutto anatroccolo era finalmente felice e ammirato.

http://www.lefiabe.com/


B. UN RIASSUNTO DA LEGGERE

In una nidiata di anatroccoli, uno è grigio, grande e goffo. Sebbene la madre cerchi di coccolarlo, è evidente che il piccolo è diverso dagli altri; tanto che alla fine decide di fuggire vagando senza meta e senza nessuno che gli voglia bene.
Con l’arrivo dell’inverno, rischia di morire congelato. Ma alla fine, sopravvissuto miracolosamente, il piccolo giunge presso uno stagno dove nuota un gruppo di splendidi cigni. Attratto dalla loro bellezza, si avvicina e rimane sorpreso quando gli splendidi animali lo accolgono come lo stessero aspettando da tempo. Guardando il proprio riflesso nell’acqua, il protagonista si accorge di essere lui stesso un cigno e diventa così finalmente felice.

http://www.filastrocche.it/


La casella di posta elettronica info@casadellospettatore.it 
è a disposizione di quanti vogliano stabilire un contatto diretto 
con lo Sportello didattico dei Teatri di Bari, per confrontare 
esperienze, spunti e modalità di impiego delle schede

 

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