Tre donne, un’industriale, una sergente dell’esercito ed una professoressa, si trovano nello stesso luogo per tre ragioni diverse: l’industriale per un incontro galante, la sergente per trattare un acquisto di materiale militare, la professoressa per ritirare le bozze di stampa di un suo libro.
Ma cos’è esattamente quel luogo? Una segreteria politica, un luogo di affari, o una casa editrice? E’ possibile che tutte e tre abbiano avuto l’indirizzo sbagliato? Questa situazione strana accresce il mistero, anche perché un allarme per un’esercitazione anti-inquinamento impedisce loro di uscire. Durante la notte che sono costrette a passare insieme, le tre giungono a sospettare che la stanza potrebbe essere davvero un’anticamera per l’aldilà, e che probabilmente esse sono già morte, e in attesa del Giudizio.
Le tre reagiscono a questa prospettiva secondo le rispettive caratteristiche psicologiche: l’industriale è spaventata ed ansiosa, la sergente non trova niente di misterioso nella situazione e resta assolutamente indifferente, la professoressa usa tutta sua logica filosofica per spiegare il fenomeno come un fatto naturale e logico. Ne risulta un dialogo umoristico centrato sui temi importanti di vita e morte, destino, predestinazione e libero arbitrio, esistenza di Dio ed ateismo.
Improvvisamente un uomo delle pulizie entra nella stanza e dice cose talmente ambigue da far nascere nelle tre malcapitate un nuovo grande enigma: è realmente un uomo delle pulizie, o è l’Angelo del Giudizio? Sul finale quando l’uomo esce, senza svelare il mistero, un lungo suono della sirena indica che l’allarme per l’emergenza inquinamento è finito.
Le tre sono pronte ad andare, ma la scena finale ci regala un sorprendente coup de théâtre.
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