[ da14 anni ]
drammaturgia e regia Teresa Ludovico con Michele Cipriani, Irene Grasso,
Demi Licata, Alessandro Lussiana, Michele Schiano di Cola, Giovanni
Serratore musiche del M° Michele Jamil Marzella eseguire dal vivo dal
M° Francesco Ludovico
Chi sono io se non sono io? Quando guardo il mio uguale a me, vedo il
mio aspetto, tale e quale, non c’è nulla di più simile a me! Io sono
quello che sono sempre stato? Dov’è che sono morto? Dove l’ho perduta la
mia persona? Il mio me può essere che io l’abbia lasciato? Che io mi sia
dimenticato? Chi è più disgraziato di me? Nessuno mi riconosce più, e
tutti mi sbeffeggiano a piacere. Non so più chi sono!
Queste sono alcune delle domande che tormentano sia i protagonisti
dell’Anfitrione, scritto da Plauto più di 2000 anni fa, che molti di noi
oggi. Il doppio, la costruzione di un’identità fittizia, il furto
dell’identità, la perdita dell’identità garantita da un ruolo sociale,
sono i temi che Plauto ci consegna in una forma nuova, da lui definita
tragicommedia, perché gli accadimenti riguardano dei, padroni e schiavi.
In essa il sommo Giove, dopo essersi trasformato nelle più svariate
forme animali, vegetali, naturali, decide, per la prima volta, di
camuffarsi da uomo. Assume le sembianze di Anfitrione, lontano da casa,
per potersi accoppiare con sua moglie, la bella Alcmena, e generare con
lei il semidio Ercole.