Anche quest’anno Teatri di Bari non manca il suo consueto appuntamento con l’Agenda e il concorso letterario dedicato ai talenti under 35: “2021 battute per un anno di teatro”. Un contenitore di idee e spazio di espressione artistica che, oltre ad assumere la funzione classica di calendario e promemoria, diventa strumento di divulgazione culturale.
Per l’undicesimo anno Teatri di Bari ha scelto di accompagnare le giornate con le parole di un giovane scrittore selezionato attraverso il Contest letterario a partire da un incipit scritto dalla giornalista e scrittrice Concita De Gregorio.
Il concorso si è rivolto a under 35 di tutta Italia a cui è stato chiesto di inviare un racconto inedito di 2021 battute ispirato alle parole di Concita De Gregorio. Vincitrice quest’anno, tra i numerosi scritti arrivati, è una giovane campana: Sara Formisano, nata a Pompei, classe 1989, laureata in Scienze dello Spettacolo e della Produzione multimediale alla facoltà di Lingue e Letterature straniere di Salerno con un’esperienza lavorativa nell’industria del cinema. Il suo racconto apre l’Agenda 2021.
Un menzione speciale per Salvatore Canto e Francesca Montanaro.
All’interno dell’Agenda Teatri di Bari 2021 sono presenti tutti i progetti artistici, di formazione e produzione di Teatri di Bari, riconosciuto Teatro di Rilevante Interesse Culturale nella storia della Puglia per il secondo triennio (2018-2020, ampliato al 2021) dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.
Il centro di produzione teatrale è composto dal Teatro Kismet, aperto nel 1989 nella zona industriale di Bari e ristrutturato nel 2020, dal Teatro Radar di Monopoli, gioiello architettonico riaperto dopo decenni di abbandono e dalla Cittadella degli Artisti a Molfetta, laboratorio urbano rinato nel 2017, che ha fatto della multifunzionalità il suo carattere distintivo.
Novità Quest’anno l’Agenda Teatri di Bari presenta una particolare sezione dedicata alla Compagnia Teatro Kismet che nel 2021 festeggia i suoi 40 anni dalla nascita.
Prezioso come sempre il contributo dei sostenitori di Teatri di Bari, presenti costantemente per tutto l’anno in varie forme e che in occasione del Natale scelgono di essere anche partner del progetto Agenda: Planetek, SudSistemi, Progeva, Serveco, Co&ma, Confcooperative Bari- Bat, Ag Office Bari, Esse Ingegneria, Ottica Lavermicocca, Centro studi Leaders, Casa del condizionatore Daikin, Ecumenica Editrice società cooperativa, Architetto Paolo Maffiola, Archithesis, Marcotrigiano Costruzioni, Proline, Pasquale Romito Cataldo, Cartolibreria Futura, Lucidiscena, Colloqui di Martina.
Durante la conferenza stampa, che potete visionare a questo link, sono intervenuti:
Concita De Gregorio, giornalista e scrittrice
Ines Pierucci, assessore alla Cultura del Comune di Bari
Augusto Masiello, presidente del Tric-Teatri di Bari
Vincenzo Cipriano, direttore del Tric-Teatri di Bari
Teresa Ludovico, curatrice delle stagioni Teatri di Bari
Sara Formisano, vincitrice del contest letterario
IL RACCONTO VINCITORE
Incipit Concita De Gregorio
La casa va venduta, le aveva detto al telefono il
fratello. La linea era come sempre disturbata, riusciva
a sentire una parola ogni dieci. Mi puoi chiamare per
favore quando torni a terra, cosi riusciamo a parlare?
È una cosa importante non ti pare? Aveva risposto
lei. Torno a terra fra sei mesi, Sara. Io in nave ci vivo,
ti ricordi? Questa frase per miracolo era arrivata
intera, come un colpo di fucile. La casa dei nostri
genitori va venduta, io a terra non torno. Fine della
comunicazione. La nave, lei immaginava, doveva
essere come quella del grande quadro appeso sul
divano del loro vecchio soggiorno: lo scafo rosso. Il
mare in tempesta. Quando erano bambini e il padre
tornava dai suoi viaggi sempre, sempre, la prima
cosa che diceva loro era: copritevi, ragazzi, mettetevi
la sciarpa. Andiamo sul molo a prendere il vento.
Non il sole, il vento…
Perché il vento per chi vive in mare è un compagno
di viaggio, un amico che ti tiene compagnia
raccontando”.
Sara attaccò. Restò per qualche secondo a guardare
il disco del telefono e fece quello che faceva
sempre davanti ai numeri. Iniziò a contare, faceva
la somma, il numero che usciva era fortunato.
Quella conta in particolare l’aveva fatta anni fa la
prima volta e sapeva bene il risultato. Ma doveva
rifarla ogni volta per verificare che uscisse lo stesso
numero: 45.
Uscì in veranda. Di fronte a lei la passerella di legno
che portava alla palafitta sul mare, proprio come
nel film di Fellini, “I Vitelloni” dove Moraldo e i suoi
amici, si sedevano a guardare il mare. Lei con suo
fratello e suo padre ascoltava il vento finché la
mamma non li chiamava per il pranzo. Alcune volte
sedeva lì, leggendo o studiando mentre aspettava
suo padre di ritorno dal mare.
Un giorno era sulla palafitta, aveva 16 anni, non
aveva fatto la conta, era troppo eccitata per il
concorso di poesia. Suo padre doveva tornare a
pranzo, lo aspettava leggendo Márquez, “Cent’anni
di solitudine”. Il libro la trasportava in mondi
lontanissimi e magici. Era concentrata sulla vita
della famiglia Buendía ed era immersa così tanto
nella vita a Macondo che la sua, quella che accadeva
intorno a lei, l’aveva dimenticata. Improvvisamente la
nonna la chiamò. Il grido graffiato della voce roca la
riportava alla realtà come uno schiaffo.
Sara si voltò, leggermente infastidita di essere
strappata via dal sogno e guardò la nonna in fondo alla
passerella con gli occhi stretti, incattiviti. Era lì da ore,
non si era accorta che l’ora di pranzo era scoccata da
un pezzo e che nessuno l’aveva chiamata. Guardando
sua nonna provò una strana sensazione, le parve che
fosse sfigurata, senza forma e brutta, come se un velo
nero, plumbeo, la avvolgesse.
Si alzò e procedette a passi lenti verso di lei, si sentiva
pesante, inquieta. A mezzo metro da lei scorse una
lacrima dietro le lenti bifocali.
Il libro portava il segno all’ultima pagina che era
riuscita a leggere un attimo prima che tutto finisse.
Sara restò lì, seduta sulla palafitta per il resto della
giornata, con lo stesso romanzo tra le mani, senza
leggere e guardando l’orizzonte in attesa. Alle sue
spalle la casa in apparenza disabitata, segnata dal
tempo. Il suono del telefono. Il vento che le parlava: “Le
cose hanno vita propria”, soffiava, “è solo questione di
risvegliarne l’anima”.
Sara Formisano