scritto e diretto da Alessandro Piva
con Paolo Sassanelli e Lucia Zotti
scenografia Marianna Sciveres
luci Giovanni Vito Marasciulo
Una giornata come tante per una coppia di anziani coniugi della piccola borghesia cittadina.
La moglie si appresta a cucinare una teglia di parmigiana, il marito rientra in casa con una vecchia radio scovata vicino ai cassonetti. Lei fa i conti amari con i rimpianti, mentre lui, più pacato, vive nel suo piccolo mondo. Si conoscono a memoria e si rimbeccano continuamente per qualunque banalità. È la paura di perdersi che li tiene uniti e che, nel momento del pericolo, fa riemergere quell’amore infeltrito dagli anni, come un’abitudine. Tutto si svolge nella cucina dell’appartamento che condividono da sempre, e l’impianto scenografico invita a spiarli, come fossero i nostri vicini dei quali osservare le vite attraverso le finestre. Le loro vicende appartengono così al quotidiano di ciascuno, vissuto in famiglia.
Un atto unico in cui Piva alterna toni comici e surreali a momenti di malinconica poesia, e offre il ritratto di due esseri umani in cui lo spettatore non potrà fare a meno di identificarsi. Grazie a un semplice, magnifico gioco teatrale, al limite tra il grottesco e il drammatico, affiorano basilari domande esistenziali che albergano nei cuori dell’umanità intera.
NOTE DI REGIA
L’allestimento dello spettacolo è stato l’occasione per esorcizzare le piccole grandi nevrosi della vita familiare, in una presa d’atto che è diventata processo di riscatto personale e autoanalisi. Volevo dare una backstory alle classiche immagini di anziane coppie sedute sui balconi o sull’uscio di casa, intente a osservare lo scorrere dell’ultima parte della propria esistenza. Le discussioni che spesso nascono tra i familiari mostrano un continuo riandare al passato, in una perpetua recriminazione degli errori commessi, rivelando come la vita, tante volte, non mantenga le promesse. Noi italiani siamo spesso inclini a dare il peggio di noi con chi ci è vicino: le persone care diventano bersaglio delle insoddisfazioni accumulate in anni di apparenza borghese, tra finti sorrisi con gli estranei e sfoghi tra le mura domestiche. Il condominio in questo rappresenta il fulcro di ogni contraddizione della sociale convivenza. Alessandro Piva
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