in scena Piera Del Giudice, Lucia Lofoco, Anna Patruno, Gabriele Carusi, Vito Piemonte ideazione e regia Lello Tedeschi in collaborazione con Piera Del Giudice con il contributo artistico di Noemi Alice Ricco, Ilaria Turlione scene Nunzia Leone comunicazione e stampa Marilù Ursi assistenza e comunicazione Gabriele Carusi, Claudio Costantino, Noemi Alice Ricco grazie a Ruggiero Cristallo e al gruppo di ricerca CasaTeatro
Tre donne accompagnate da due uomini ai bordi di un tappeto rosso, di quelli da passerella, e ci sono dei gradini sul fondo, e chissà se da quei gradini si va, e dove, o si arriva, e chissà da dove. Tra queste donne Medea, quella che ammazza i propri figli. O forse tutte, Medea, che a turno vanno in passerella, in bocca le parole di Medea e nel corpo i suoi i sussulti e le sue decisioni, fino alle più efferate, che vediamo davanti ai nostri occhi, al presente, in un rituale che Medea non può evitare. Deve andare avanti, Medea, deve mostrare fino in fondo il suo destino, a se stessa e alle altre. Sulla passerella si va apposta per questo e “se non ci vai tu ci vado io”.
Se una Medea rinuncia eccone quindi un’altra pronta a rivelare il proprio destino di donna e sposa e madre assassina dei propri figli, che una via d’uscita da questa passerella, che è come un purgatorio e un po’ come un teatro, ci deve pur essere. Solo che per trovarla bisogna andare fino in fondo. Ma in quel fondo non ci arriva mai, questa Medea. E la via d’uscita s’allontana, e lei e le altre restano lì, in una specie di purgatorio che un po’ somiglia a un teatro, per tornare in passerella e ricominciare. Che forse il destino di Medea è proprio questo, destino che non si può comprendere, nemmeno Medea stessa può, e si può solo guardare e ascoltare, all’infinito.
Lello Tedeschi, Piera Del Giudice
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