coreografie di Carmen De Sandi
musiche originali Giuseppe Pascucci
light designer Claudio Ignazio De Robertis
Scivolando verso l’alto sospinti da un pollice, come contenuti digitali, i pensieri e le persone condividono un inevitabile discontinuità di senso, scompenso tra realtà immaginata e mondo materiale.
Pelle della contemporaneità, l’arte è strumento divinatorio, guardato, consumato, consultato per orientarsi nel quotidiano, per dare forma ad una visione contestuale, estetica, etica e narrativa. L’artista vive in performance continua, rompendo le barriere della scena, dello schermo, degli speakers; diventa Avatar, emblema di un modo d’essere, di pensare e di vivere, sezionato in ogni manifestazione, personaggio e autore, in perenne conflitto con sé, in lotta per la sopravvivenza.
Immerso in un gioco di collegamenti e intrecci di filo elettrico, il corpo in scena lotta per costruire il senso del proprio intricato esistere: ogni cavo conduce altrove e sfida l’androgina a non perdersi per trovare l’uscita da questo inesauribile gioco di luce ed eco che la disorienta in tutti i piani della percezione. La musica è generata dal movimento del corpo suggerendo un luogo interiore, una stanza della mente, collocata tra le orecchie e il senno, nel quale i pensieri e le memorie si allacciano alla realtà presente dell’azione.
La danza è la chiave verso la liberazione e insieme la condanna a una vita in lotta e in movimento.