testo, regia e interpretazione Elvira Frosini e Daniele Timpano
Il colonialismo italiano. Una storia rimossa e negata, che dura 60 anni, inizia già nell’Ottocento, ma
che nell’immaginario comune si riduce ai 5 anni dell’Impero Fascista. Cose sporche sotto il
tappetino, tanto erano altri tempi, non eravamo noi, chi se ne importa. È acqua passata, acqua di
colonia, cosa c’entra col presente? Eppure ci è rimasta addosso come carta moschicida, in frasi
fatte, luoghi comuni, nel nostro stesso sguardo. Vista dall’Italia, l’Africa è tutta uguale, astratta e
misteriosa come la immaginavano nell’Ottocento; Somalia, Libia, Eritrea, Etiopia sono nomi, non
paesi reali, e comunque “noi” con “loro” non c’entriamo niente; gli africani stessi sono tutti uguali.
E i profughi, i migranti che oggi ci troviamo intorno, sull’autobus, per strada, anche loro sono astratti,
immagini, corpi, identità la cui esistenza è irreale: non riusciamo a giustificarli nel nostro presente.
Come un vecchio incubo che ritorna, incomprensibile, che ci piomba addosso come un macigno.