Tutti i bambini sono poesia con il loro balbettare , il dire apparentemente illogico che esprime un altro sguardo , è poesia la loro incompiutezza, la loro fragilità, il guardare ogni piccola cosa per quello che è, il loro stupore e meraviglia …ecco una formica, la zampa della formica, ecco correre dietro ad una formica, infilare il dito nel buchino dell’albero e arrabbiarsi e piangere perché il nero dell’albero ha mangiato la formica e subito dopo ridere perché rieccola che trasporta una briciola che la fa barcollare, 5,10 e tante schiacciate fra le dita, poltiglia impastata, “…mamma ora sono morte , le metto nella terra ?” Il bambino osserva, compone, scompone , monta, rimonta, assembla , divide, sperimenta . Un poeta che gioca .Alle gocce di pioggia sussurra “ Basta non piangere acqua!” La poesia abita i bambini, nel tempo sacro dell’infanzia, in quel tempo che conserva l’impronta di Dio.
Oro puro, sfera perfetta, nessun giudizio tra bene e male, allunga la mano per prendere la lucertola o la gonna della mamma, tocca la fiamma come l’acqua. Per ogni cosa un sillabare, parole tronche, smozzicate, frasi di sorpresa, di scoperta: poesia.Ogni giorno,suoni scoppiettanti, ripetizioni, parole inventate .
“Balbettio” è uno spettacolo che nasce da un’esperienza condotta in una scuola materna di Bari, con bambini dai 3 ai 5 anni. Il mio obiettivo era quello di osservare le reazioni dei piccoli alle proposte di poesia attraverso la parola e la danza. Il tema esplorato è stato quello della nascita , della crescita e della trasformazione. Gli elementi scelti sono stati, la carta come sintesi dell’albero , l’acqua , la terra , l’uovo come simbolo della creazione e del divenire.
In scena un foglio di carta color sabbia nelle mani e sul corpo della danzatrice prende forma,sarà materia che con l’acqua darà vita ad altra forma,impastata diventerà culla , bambola nella culla , pesce, bambina pesce in una vasca sporca, come di alghe che con il passare del tempo diventa sempre più piccola ,mentre la bambina pesce diventa sempre più grande e infine viene alla luce. Il corpo danza con una gioia carica di promesse , di scoperte, anche paurose e di parole scure , tanto scure che mangiano ogni filo di luce , “il buio..che tinge tutto di nero anche il piedino che penzola giù dal lettino”.E i rami degli alberi diventano foreste e nelle foreste mostri che fanno paura e che prendono tutto ,anche le uova dal pollaio , ma ecco tornare la luce e il sole con i panni stesi ad asciugare , le mollette che fanno il solletico e matite e pennelli e colori per disegnare il sole , la luna e l’amico di banco . La bambina cresce e ora dice parole,” mano, piede, bocca , ci sono tutta”… Si riconosce e gioca con Martina ,”la gallina che fa le uova e ride ogni mattina”, e ogni mattina torna la luce e il buio non fa più paura e poi da una palla di carta nasce un semino e tutto ricomincia…
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