testo Eliana Rotella
regia Giulia Sangiorgio
organizzazione Chiara Donadoni
musiche e disegno sonoro Andrea Centonza
scene Nikolò Bikros, Annalisa Burcheri, Giulia Ogliari
disegno luci Giulia Bandera
contenuti video Giulio Gatto
con Silvia Guerrieri, Eleonora Mina, Simone Ruvolo, Marco Trotta
voci Valentina Picello, Edoardo Spina, Gennaro Mazzuoccolo
con il sostegno di Lab121, Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi e Comune di Genova,
in collaborazione con Hangar Piemonte
si ringrazia Massimiliano Cividati
Tu che leggi, un giorno, morirai. Anche noi, certo. Moriremo tutti. Nessun allarmismo. Solo una constatazione. Meglio non pensarci. Ma ormai è fatta. Succederà. E allora come possiamo vivere con questo pensiero?
La vicinanza con la morte ci ha messo di fronte all’assenza di un vocabolario per affrontarla, sostituito dalla preghiera quotidiana di numeri e dati. La morte non ha un volto, solo un grafico. Non c’è più alcun rito che venga in soccorso a chi resta e a chi se ne va. Fatti, luoghi, personaggi e circostanze diverse si intrecciano nel punto di intersezione fatale per costituire un racconto unico. Storie di corpi nel tempo che precede la sparizione. I performer prestano le sembianze a figure sulla soglia, a contatto diretto con il salto nel vuoto. Lo spazio si compone e ricompone grazie a pochi elementi, cinque bare bianche, simili quasi ad artefatti alieni precipitati. Quali riti ci restano oggi? A quali parole aggrapparci? Questa sinossi ci sopravvivrà. Speriamo bene.
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