drammaturgia LORENZO PICCOLO
regia SAX NICOSIA, con ALESSIO CALCIOLARI, GIANLUCA DI LAURO, STEFANO ORLANDI, LORENZO PICCOLO, ULISSE ROMANÒ
coreografie ALESSIO CALCIOLARI
costumi GIANLUCA FALASCHI
scene NATHALIE DEANA
musiche originali DIEGO MINGOLLA
artwork DONATO MILKYEYES SANSONE
parrucche MARIO AUDELLO
disegno luci LUNA MARIOTTI
assistenza ai costumi ROSA MARIOTTI
assistenza alla regia MILA CASALI
produzione Aparte Società Cooperativa, grazie a la Corte Ospitale – Progetto Residenze, ATIR-Teatro Ringhiera
con il contributo di Fondazione Cariplo, nell’ambito del progetto fUNDER35, spettacolo selezionato da NEXT
Proprio qui, alla fine del mondo,
approda la nostra barchetta, in un giorno vagabondo.
È il paese dei desideri: sogni, mostri, sconosciuti piaceri.
Ma attenti, attenti: è un paese di delizie che hanno i denti.
Perché, chi non lo sa con quali zanne mangia l’umanità?
È uno spettacolo che guarda alle contraddizioni del presente attraverso la lente di una storia cruda e violenta, ingaggiando il pubblico in un gioco pericoloso e seducente. È un cabaret agrodolce che si tinge di nero, tra comicità grottesca e ironia dissacrante.
È l’alba. Nel cortile di un carcere, sotto il patibolo, un plotone di vedove attende l’esecuzione del bandito Macheath.
Sono le donne della sua vita: Polly, Peachum, Jenny, Lucy, Tigra. Saranno loro a dare vita a questa storia: una storia di amore, morte, sesso e soldi, sullo sfondo di una città corrotta. Sono donne che tradiscono, che lottano, donne che si usano a vicenda. Cuori neri dalla nascita o anneriti dalla vita, che pulsano vitali in uno scenario desolato. Macheath è l’unico uomo, il bandito, l’eterno assente, e suscita in questi cuori neri sentimenti assoluti. Amato, odiato, agognato, e infine spolpato fino all’osso.
La composizione di questo spettacolo si ispira a The Beggar’s Opera di John Gay, commedia musicale scritta nel 1728, in cui l’autore miscelava la musica colta e la canzone da osteria, la presa in giro del “gran teatro”, la satira più nera, e adattava canzoni già note al pubblico, fossero ballate o arie d’opera. Allo stesso modo, il linguaggio teatrale delle Nina’s Drag Queens è un pastiche di citazioni, affettuose parodie, brani cantati in playback, che attinge al repertorio della musica contemporanea e lo reinventa all’interno di un gioco scenico. Con la stessa allegra ferocia messa in campo da Gay, sotto il segno di un umorismo amaro e politicamente scorretto.