di Riccardo Spagnulo regia e scene Licia Lanera con Mino Decataldo, Licia Lanera, Marialuisa Longo Simone Scibilia, Riccardo Spagnulo voce Rossana Marangelli costume Luigi Spezzacatene – Artelier Casa d’Arte Bari luci Giuseppe Dentamaro realizzazione scene Mimmo e Michele Miolli, Modesta Pece assistenti alla regia Elio Colasanto, Rossana Marangelli
Sono tutti figli di un’unica Madre, che amministra la conduzione e i ritmi della vita. In una notte luminosa, una notte in cui il sole non sorge mai, la luna è maestra e presenza incombente. La Madre è dura, rigida-spietata-coraggiosa e i figli impauriti.
La Madre tesse da una vita dei vestiti per i suoi figli, su cartamodelli incompleti: sono i tessuti che devono coprire le membra scarne della sua derivazione umana, devono proteggere loro dal freddo, devono dare un futuro civile a loro, i figli.
Ma la Madre è debole, forse troppo vecchia e vicina alla morte; i suoi occhi non vedono più bene e non riesce più a infilare il filo nella cruna dell’ago per imbastire pantaloni e giacche. I figli, questi ingrati, credono di essere eterni. Passano il loro tempo tra i giochi e non si preoccupano di quei vestiti che li consegneranno al mondo; anzi, si divertono, ridono, si prendono gioco della morte. Vogliono uscire, vogliono vedere quello che c’è al di là. La Madre risponde che a loro deve bastare la luna. La luna è tutto quello che c’è da sapere. La morte arriva per tutti e, questa volta, coglie la Madre.