Tratto dall’omonimo romanzo di Giancarlo Visitilli edito da Einaudi Editore
adattamento e regia di Riccardo Spagnulo e Giancarlo Visitilli
con Luigi D’Elia
video Bob Cillo
Cartoonista Alessia Tricarico
In collaborazione con I bambini di Truffaut
«A volte c’è il rischio di perdersi, in questo mestiere, affrontando tanti temi che possono rimanere astratti rispetto alla vita degli alunni. Ti dici che è importante toccarli comunque: non li stai preparando a un esame di maturità, ma alla maturità, alla vita. Il tempo che ci è dato, però, non basta mai. E così le cose accadono».
Bari. L’anno scolastico sta per iniziare e un professore di lettere si prepara ad affrontare l’ennesimo primo giorno di scuola di un anno che si rivela diverso dagli altri. Cosa si è disposti a fare per essere felici, per essere se stessi? Ripercorrendo primo e secondo quadrimestre, compaiono in carrellata tutte le storie dei ragazzi di una classe simbolica, adolescenti cresciuti troppo in fretta, buffi, ironici, che mostrano un senso di realtà sorprendente quando sono messi di fronte a problemi più grandi di loro.
La scuola può insegnare ad essere felici? Cosa può fare un solo professore di fronte ad una valanga di problemi? Si può scoprire qualcosa di se stessi insegnando?
Trovare la risposta a questi interrogativi è una sfida all’apparenza impossibile, affrontata dal prof. con l’incoscienza di chi crede saldamente nelle relazioni umane. Il rapporto con gli adolescenti diviene un continuo interrogarsi su se stessi e sul ruolo di adulti e, soprattutto, sulla nuda vita degli studenti, piccoli uomini e donne agitati da un intreccio di desideri, passioni, ansie, aspettative sempre sottoposte al vaglio di un mondo che ha poca indulgenza, che non aspetta, che impone, classifica e sanziona.
Viviamo in un mondo che ci obbliga ad essere felici, evitiamo il dolore e la sofferenza come se fossero veleno, ma poi finiamo soltanto per indossare sorrisi e a tuffarci negli happy hour che si dissolvono miseramente nel giro di poche ore.
Ogni processo di maturazione dell’identità, porta con sé una dose di tormento, bisogna scavare con le unghie per ritrovarsi addosso una pelle splendente.
La metafora della scuola è fondante, perché è nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta che si forma l’identità e la tensione alla felicità, e la scuola è l’adolescenza, quel principio di realtà che riporta a terra ogni volontà di evasione: la scuola odiata delle coniugazioni e delle interrogazioni, ma anche la scuola amata, che apre squarci inattesi di bellezza e relazioni autentiche.
Nel processo verso la maturazione, bisogna fare ogni passaggio, senza saltarne alcuno, altrimenti si lasciano dei pezzi per strada e, leggendo tra le righe di Dante, appare tutto più chiaro.
Prendendo alla lettera Italo Calvino, “anche a vivere si impara”.