regia Lucia Zotti
con Monica Contini, Giacomo Dimase, Marialuisa Longo
Muore il padre lasciando in eredità al più giovane dei figli un gatto, buono solo per finire in pentola. “E che è successo?” Il gatto non vuole finire arrosto e si industria per far raggiungere la felicità al suo padrone. “E che è successo?”
Il gatto si scontra con il malvagio orco Millefacce e, stuzzicando la sua vanità, riesce a farlo trasformare in un topolino per poterlo catturare e impossessarsi così del suo castello. “E che è successo?” Attraverso mille ostacoli, il protagonista, che grazie al gatto è diventato “Marchese di Fruttasecca”, sposa la principessa Ciliegina, figlia del Re di Vallefruttata. “E che è successo?” Tutti vissero felici e contenti. “E che è successo?” Lo spettacolo è finito!
È questa una storia che pone l’attenzione su una qualità del “sentire” umano che tende ad essere soffocata, se non annullata: quella dell’istinto primordiale, quell’istinto che, quasi magicamente, conduce a discernere la giusta strada nella giungla del vivere; a riconoscere fra gli incontri quelli positivi; ad aver il coraggio di affrontare gravi pericoli per realizzare un sogno; a credere che i sogni possono essere realizzati, se li si nutre di significato concreto.
Il gatto non è un gatto qualunque, ha poteri straordinari grazie all’aiuto degli stivali; non essendo fuorviato dalla razionalità cerebrale, ascolta e crede alla voce interiore e ne segue le indicazioni senza cercare spiegazioni. Egli rappresenta la tenacia psichica, l’istinto che guida il protagonista; ode e vede in modo diverso dall’essere umano: si muove a livelli cui l’Io non penserebbe mai, conosce istintivamente il mistero della psiche femminile, per cui è in grado di riconoscere nella fanciulla (la Principessa) la giusta compagna; per il suo padrone infine ha il coraggio di affrontare il pericolo, rappresentato dall’orco, rischiando la vita per conquistare anche il benessere materiale.
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