traduzione e regia Marinella Anaclerio
con Flavio Albanese,
Stella Addario, Antonella Carone,
Claudio Castrogiovanni, Patrizia Labianca,
Loris Leoci Tony, Marzolla,
Luigi Moretti, Dino Parrotta
scena Pino Pipoli
costumi Stefania Cempini
disegno luci Mauro Marasà
Pirgopolinice è un fantastico sbruffone, un gioioso pavone, esagerato spudorato vitale. La distanza tra ciò che è e ciò che crede di essere è tale da irritare profondamente chiunque abbia un po’ di buon senso. Ci sono tempi in cui un personaggio come il suo, perfino sulla scena è troppo, risulta distante da qualsiasi possibilità di riflesso nella realtà, senza dunque il mordente necessario per farscattare nello spettatore quel meccanismo di godimento nel veder messo in ridicolo un vizio che subisce. Ci sono tempi invece ahimè in cui la realtà supera di gran lunga la favola e il povero Pirgopolinice è un ritratto a tinte forti di ben più consapevoli e colpevoli vantoni… In una Efeso simile all’originale quanto l’ambientazione di certi western spaghetti al far west, si consuma la tragicomica truffa di un gruppo di sfaccendati di vario genere ai danni di un soldato che ha due debolezze: le donne, meglio se sposate, ed essere adulato. Ha una divisa, dunque un potere, e molti soldi, che dispensa generosamente per soddisfare questi peccatucci. Do ut des. Normale. Perché tutti dunque lo odiano? Ha rapito e tiene segregata una giovane meretrice, e non fa altro che millantare meriti ed imprese. Tutti fingono simpatia e perfino amore per lui per aver qualcosa in più di ciò che gli spetta, tutti pronti a godere nell’improvvisare vere e proprie recite in favore del credulo pavone, ma pavoneggiandosi a loro volta della loro abilità nel sostenere il ruolo stabilito: l’amico fidato, il servo fedele, il vicino premuroso, la fidanzata amorevole e così via. Così la strada diventa scena e il teatro da mezzo diventa fine e le parole di Giulietta si mescolano a quelle di Ofelia in un pout pourri da serata d’onore. Ne risulta una gara tra attori consumati dove l’unico spettatore pagante in conclusione, viene imbrogliato, derubato e malmenato. L’eccesso è sempre un vizio…a prescindere dal contesto.
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