scritto e interpretato da Sofija Zobina
regia Gabriele Gerets Albanese
un ringraziamento speciale a Giuseppe Scoditti, Ludovico D’Agostino e Patrizia Volpe
Tutto nasce da uno scambio di oggetti avvenuto al confine tra Russia e Finlandia a inizio anni 60’, una stecca di sigarette per un vinile: O’ sole mio di Robertino Loretti. Questa è la storia che inizia a raccontare Sofia, un’aspirante attrice, sul palco di un karaoke. Ha già cantato una canzone, dovrebbe andarsene, ma l’occasione di avere finalmente un pubblico la spinge a restare. Con la scusa di raccontare il ruolo della musica italiana nella sua vita, parla della sua condizione di immigrata russa di seconda generazione e di quella di sua madre: una ballerina, che tramite mille peripezie, cerca di darle un futuro migliore. Lo spettacolo è fatto di racconti, sketch, imitazioni, e di momenti più intimi legati al rapporto della protagonista con il padre, inteso come patria, come certezza, ma anche come limite. Nella storia delle due donne è una figura completamente assente, ma diventerà sempre più presente per la protagonista, durante il suo costante dialogo con il pubblico.
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