di Sergio Rubini musiche originali Michele Fazio
Per farvi un’idea di questo spettacolo immaginate per un attimo di non essere seduti tra le file di una platea a teatro, ma nello scompartimento di un treno. Un treno un po’ spericolato perché a guidarlo è un attore ma anche un regista: un tizio magrino, il profilo puntuto, Sergio Rubini. Il capotreno ci dice che il motivo del viaggio a cui stiamo partecipando è il SUD ma nemmeno lui sa dove arriveremo, al Sud?, è probabile ma potrebbe anche andare diversamente. La destinazione insomma è incerta. E incerto è l’andamento del treno. Fin da subito avrete la sensazione di aver percorso grandissimi tratti nell’arco di pochi minuti. Perché per esempio dalla lettura di un passo dei Persiani di Eschilo, incipit dello spettacolo, Rubini passerà al racconto di Matteo Salvatore un cantastorie vissuto nel buio periodo del dopoguerra che ha fatto della sua miseria da pane nero la forza della sua poetica. Eppure dentro questo Sud abbandonato e senza luce, fiorisce la grande letteratura che proprio a Napoli ha avuto il massimo dell’espressione nell’opera di Eduardo che ha fatto di personaggi schiacciati dal fatalismo e dalla rassegnazione, dei veri giganti, non certo capaci di modificare la propria condizione, ma dei ragionatori, con il coraggio di guardarsi dentro. E a proposito di piccoli “eroi” del Sud, Rubini passerà al racconto di un altro capostazione, suo padre che in un paesino agricolo del profondo Sud negli Anni Sessanta coltivava come altri suoi compaesani, la passione per il teatro, per la recitazione, per la poesia. Come i versi in vernacolo di Giacomo D’angelo che nel suo negozio di giocattoli scriveva poesie. Ad accompagnare le letture e intervallare i momenti dialogici a quelli recitati, le musiche originali eseguite dal vivo dal maestro Michele Fazio al piano, Marco Loddo al contrabbasso ed Emanuele Smimmo alla batteria, che renderanno vivo e attuale ogni verso.
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