sinfonia ipnagogica per Pier Paolo Pasolini
di+con PierGiuseppe Di Tanno
curatrice Tita Tummillo De Palo (BIG Festival)
Il corpo di Pier Paolo Pasolini è un archivio politico vivente il cui massacro non ha ancora conosciuto l’atto finale.
“Se un poeta non fa più paura è meglio che abbandoni il mondo”, scrive il 18 aprile
1969. La solitudine vagolante di cui ha cantato il dolore in vita, fatalmente scolpita ab aeterno, grida fino ad oggi il crimine collettivo per cui non esiste guarigione, e alla luce di una oscura autopsia sociale siamo noi gli abbandonati senza mondo,
orfani del potere magico di quella paura.
La sua sacra opera pestata a sangue piange una pozzanghera di inchiostro nero: una
cascata di petrolio purissimo. Forse ogni tentativo di mangiare la poesia è una caduta senza fine dentro l’enigma,
il gesto impossibile di ritradurre in phonè un tempo che s’è fatto nebbia (e la poesia è, per sua stessa natura, inconsumata – di nuovo le sue parole, quelle nude del poeta – e dunque per sempre incorrotta dalla babele desertica del postumanesimo!)
Si tratta dell’ennesimo sacrilegio?
Di produrre ancora una volta il massacro di quel corpo? Sussurro i suoi versi ed è come se masticassi una bestemmia sterminata.
Suonarli significherà modificare lo spazio del presente per creare una soglia di ascolto radicale dove non accadrà nient’altro che la parola.
L’unico sospiro che ho la forza di dedicargli nasce da una veglia funebre, è un minuscolo movimento di contemplazione intorno al suo splendido cadavere: mi illudo che sia ancora possibile tornare barbari, ricondurci pericolosamente al sacro, convocare un consiglio notturno per versare le lacrime, resuscitare il palpito delle parole uccise all’idroscalo, donare un nuovo soffio in forma di rosa.
PierGiuseppe Di Tanno
Evento gratuito, con obbligo di prenotazione al 335 805 22 11
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