Il racconto del caporalato nella ‘più grande baraccopoli d’Italia’ arriva nella nuova Sala da 400 posti del Teatro Kismet di Bari sabato 20 novembre alle ore 21.
Il nuovo appuntamento della Stagione 2021.22 è con Sammarzano, spettacolo finalista al Premio Scenario 2019, prodotto da Teatri di Bari con il sostegno della Compagnia I Nuovi Scalzi: attraverso gli occhi di Dino il pubblico scoprirà le contraddizioni e la tragicità di una realtà invisibile, ancora troppo spesso al centro della cronaca. Sammarzano sarà poi in replica alla Cittadella degli Artisti di Molfetta domenica 21 novembre alle ore 20.30.
Biglietti al botteghino del teatro Kismet di Bari (strada San Giorgio martire 22 F) e della Cittadella degli Artisti di Molfetta (via Bisceglie 775). Disponibili online anche sul circuito Vivaticket.com:
Per info Teatro Kismet: 080 579 76 67 – 335 805 22 11 / botteghino@teatrokismet.it . Botteghino Teatro Kismet attivo dal martedì al venerdì ore 10.30 -12.30 / 16.30-19 e due ore prima dello spettacolo. Chiuso il lunedì.
Per info La Cittadella degli Artisti: 39 3921638782 / info@cittadellartisti.it. Botteghino attivo tutti i giorni tranne il lunedì dalle ore 17.00 alle ore 20.00.
Il programma completo delle Stagioni teatrali 2021.22 al Kismet e in Cittadella su www.teatridibari.it.
SCHEDA SPETTACOLO
Teatri di Bari
SAMMARZANO
regia Ivano Picciallo aiuto regia Marta Franceschelli con Giuseppe Innocente, Ivano Picciallo, Francesco Zàccaro, Adelaide di Bitonto
luci Camilla Piccioni costumi Lorena Curti aiuto regia Marta Franceschelli maschere Officine Zorba foto e grafica Manuela Giusto
con il sostegno di I Nuovi Scalzi | Nuovo Cinema Palazzo | Iac Malmand Teatro
Finalista Premio Scenario 2019
Un paese del sud Italia. Il sole cocente d’agosto, il lamento di un gruppo di vecchi in piazza, l’eco del megafono del fruttivendolo. Immense campagne all’orizzonte coltivate a pomodori dove uomini lavorano a capo chino, senza sosta. Sammarzano è il viaggio di Dino, che, attraverso il suo sguardo, deforma i personaggi grotteschi che lo accompagnano nella storia, portando allo scoperto le contraddizioni e la tragicità di una realtà invisibile, mettendo una lente sulla più grande baraccopoli d’Italia. Nella sua cruda semplicità, Dino diventa filtro tra realtà e immaginario, vetro frapposto tra pubblico e attori in scena attraverso il quale è possibile assistere alla sua vita, al suo quotidiano, alle sue speranze, ai suoi sogni.
NOTE DI REGIA
La scelta di raccontare questa realtà nasce da un’urgenza sociale e culturale, una riflessione circa il mondo che si muove intorno a quella che è una vera e propria città invisibile. Per noi è importante portare alla ribalta questa verità e offrire al pubblico un punto di vista per leggere il fenomeno delle migrazioni e dell’accoglienza attraverso un’altra lente. Nello spazio scenico, una sequenza di quadri riflettono una realtà di paese e tentano di ricrearla. Un dinamismo perpetuo di immagini che si rincorrono e si susseguono prepara il terreno dove Dino potrà vagare liberamente cambiando e deformando i personaggi attraverso il suo sguardo. Diventare immigrato è il sogno di Dino. E lo fa calzando una maschera. Da qui nasce il tentativo di cercare una forma di linguaggio possibile in cui l’attore dichiaratamente gioca ad interpretare un personaggio mascherandosi. Con un particolare lavoro sulle fisicità dei personaggi, e sull’uso delle maschere di commedia dell’arte, scardiniamo il codice tradizionale creando un cortocircuito mirato a decontestualizzare la maschera di commedia dalla commedia stessa. Potremmo infatti definire Dino un Arlecchino nuovo, contemporaneo. Chi ha la maschera è un immigrato, un diverso, e Dino è un diverso tra i diversi.
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